Chi l’ha detto che per viaggiare servono necessariamente tanti soldi? E’ un’idea ormai radicata nelle nostre menti, ma non vi potete immaginare quanto possa essere sbagliata! Dei miei 9 mesi passati in Costa Rica non ho ancora raccontato nulla, perché per descrivere un’esperienza così importante, che ha segnato una completa rinascita in me, servono troppe parole e allo stesso tempo nessuna. Nel frattempo mi sono disabituata a scrivere nel blog, e così adesso ho pensato di ricominciare piano piano raccontando la mia piccola esperienza autunnale qui in italia. Sono tornata a settembre, e dopo l’iniziale entusiasmo di poter riabbracciare amici e familiari, è tornato il bisogno frenetico di seguire quella crescita personale iniziata durante il viaggio, e sentivo che per farlo avevo bisogno di rimettermi in moto, non adagiarmi nella ripetitività quotidiana, e continuare a incontrare nuove persone, che essendo il nostro specchio, ci aiutano a vedere ciò che ignoriamo di noi stessi. Ho così deciso di partire con pochi spicci.. affidandomi ad alcune bellissime piattaforme sul web. La prima è stata quella del Blablacar. E’ solo una delle tante reti di carpooling presenti nel web. Cosa significa carpooling? Significa condividere il viaggio in macchina con altre persone, dando loro un contributo per la benzina e i caselli autostradali, cosa che determina un grande risparmio sia per l’autista che per il viaggiatore, che tra le altre cose belle si fanno piacevolmente compagnia a vicenda. La seconda è stata quella del Couchsurfing. Una rete mondiale di ospitalità gratuita, che prevede in genere un soggiorno di massimo 3-4 giorni. È importante non considerarlo come un bad and breakfast, perché ciò che alimenta questa rete gratuita è lo scambio culturale, la condivisione, l’interesse reciproco. Ed è proprio la peculiarità di questo sistema. Difatti se i padroni di casa non hanno tempo sufficiente da dedicare agli ospiti, non li fanno venire o consigliano loro un altro periodo. In questo modo l’ospite ha anche un’opportunità unica di conoscere il luogo con occhi diversi, in compagnia di chi ci vive e conosce i posti migliori da visitare. Vi assicuro che il calore ricevuto non ha davvero paragoni! La terza è stata quella del Workaway. Una rete mondiale di volontariato, aperto ad ogni settore: dal giardinaggio, alla pratica linguistica, al babysitting, alla bioedilizia, alla ristorazione.. C’è davvero di tutto! La caratteristica di questa rete è lo scambio gratuito del lavoro con l’ospitalità. Ciò significa che un letto e 3 pasti caldi al giorno sono garantiti, e sono il ringraziamento per il lavoro offerto, in genere della durata di 5/6 ore giornaliere, non di più. Sembra scontato ma in realtà non lo è, perché tante volte “volontariato” significa offrire gratuitamente una prestazione, e pagare per il soggiorno (parlo per esperienza: in Costa Rica dovevo pagare un minimo 15 $ al giorno). Immagino che se non avete mai sentito parlare di queste reti, a questo punto sorgeranno in voi un sacco di domande, in cima alle quali probabilmente spiccherà: “ma come fai a fidarti di uno sconosciuto?” Questa secondo me è la parte che può sembrare più ostica ma che da più soddisfazione in assoluto. In questa società sempre più improntata sull’individualismo, ho l’impressione che si stia perdendo il contatto profondo con gli altri, e che di conseguenza la corazza difensiva che indossiamo fuori casa si faccia sempre più spessa: crescono freddezza e sfiducia verso le persone, mentre diminuiscono empatia e compassione. Mi sembra che siamo costantemente sullo stato dell’attenti, pensando che i pericoli e le fregature siano sempre dietro l’angolo. E quanto risuona in noi quella famosa frase che ci ripetevano da piccoli ..!! “ Non ti fidare mai degli sconosciuti”..!! Già. La sfiducia ce l’abbiamo ben inculcata. Ma la buona notizia è che disfarsene non solo è possibile e sano, ma dona anche un’infinità di gioia! Ovviamente il consiglio non è quello di piegarsi all’estremo opposto, fidandosi di chiunque. Dico solo di rimuovere dalla lista dei proverbi saggi quello che recita “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. E di imparare a fidarsi dei propri occhi, delle proprie sensazioni, anche a livello più sottile, intuitivo. Ritrovare insomma quel metro di giudizio di cui siamo naturalmente capaci se rimuoviamo la barriera di completa e scontata diffidenza diffusa a tutti coloro che entrano nel nostro campo visivo, salvo rare eccezioni. La cosa importante da dire è che - fiducia a parte – ciascuna di queste piattaforme aiuta a garantire al massimo la sicurezza in due modi: - un sistema di base di verifica degli utenti, tramite numero di cellulare, residenza e email - un sistema di feedback, ossia di valutazioni positive e negative di altri utenti che hanno usufruito del servizio (qualunque esso sia) Spero che l’idea di un viaggio simile vi abbia incuriosito almeno un po’. Se avete domande più specifiche sarò lieta di rispondervi. E nel prossimo post vi racconterò nei dettagli la mia esperienza a proposito. Qui di seguito ho messo alcune foto delle varie esperienze di volontariato, e soprattutto dei compagni di lavoro con cui ho avuto la fortuna di stringere grandi amicizie. Grazie cari lettori Daniela. |