ODDIO! Proprio mentre sto scrivendo mi sono ritrovata un bruco pelosissimo camminare veloce nello spazio che c’è tra me e la borsa! Gli ho aperto bene il passaggio altrimenti mi sarebbe finito addosso, e ora si sta allontanando. Mi stupisco perché era davvero tanto che non vedevo più un bruco, difatti sono diminuite visibilmente anche le farfalle. A qualcuno farebbe schifo questo soffice animaletto, ma io lo trovo tanto dolce.
Mi sento così bene immersa nella natura, ho la sensazione di essere protetta e cullata. Poi però mi ricordo di quanto possa essere violenta, basti pensare ad una semplice tempesta. Cosa farei in quell’evenienza se vivessi di sola natura? Dove potrei ripararmi? Riuscirei a salvarmi? Probabilmente sì, se fossi abituata a vivere di sola natura, come tutti gli altri animali. Anche se bisogna tenere in conto il rischio di morte certamente più alto. Ma le scimmie come fanno, dove si riparano quando diluvia o grandina, o se c’è una bufera tanto violenta da piegare gli alberi? Forse nei luoghi tropicali dove vivono le scimmie sono piuttosto rari questi eventi atmosferici. Per gli insetti o gli animaletti del suolo invece ho l’impressione che sia più facile affrontarli, basta scavare in profondità e nascondersi sotto terra, o in qualche cavità rocciosa. Mi piacerebbe scoprire nei dettagli come vengono affrontati i cambiamenti meteorologici dagli altri animali.
Noi uomini siamo (o meglio saremmo) talmente vulnerabili e fragili di fronte alla natura, che non ho idea di come potremmo sopravvivere con le nostre semplici forze. Non abbiamo un’anatomia particolare che ci consenta di difenderci o di attaccare altri animali, non abbiamo artigli, né possenti mandibole o canini taglienti, non abbiamo un veleno da spruzzare in caso di pericolo o una casetta sulla schiena in cui raggomitolarci. Siamo nudi. Non abbiamo neanche un bel mantello che ci protegga dalle temperature invernali ma questa è un’altra storia, l’abbiamo perso durante il corso dell’evoluzione per un cambiamento nelle nostre abitudini. E’ assurdo non riuscire neanche a immaginare quale sarebbe la vera natura dell’uomo. Che se non fosse sceso dagli alberi poi..sarebbe ancora una scimmia fruttivora e insettivora. Ahh..che grosso errore è stato scendere!
Mi piacerebbe riuscire ad ascoltare e comprendere il cielo, a prevedere i suoi cambi d’umore, per capire quand'è il momento di dirigersi al riparo. Mi manca proprio l’esperienza. Suppongo che non siamo neanche consapevoli di tutte le nostre capacità sensoriali che potrebbero svilupparsi solo a pieno contatto con la natura. Così come gli animali comunicano tra loro senza l’ausilio delle parole, allo stesso modo potremmo farlo noi. Penso ad esempio agli elefanti che si parlano a chilometri di distanza, per comunicare la sorgente di acqua più vicina, o un pericolo imminente, e si è scoperto che lo fanno ascoltando le vibrazioni della terra, da loro emesse attraverso le zampe.
NON CI POSSO CREDERE!! Mentre scrivevo ed ero assorta in questi pensieri, non mi sono accorta di un pastore e del suo gregge di pecore che è venuto a pascolare proprio qui davanti a me, a 20 passi di distanza, forse meno! Che incredibile sorpresa, mi ha fatto sorridere tantissimo! Questa intanto è la prova che non siamo più in grado di cogliere i più piccoli rumori o le presenze silenziose (o semplicemente non siamo abbastanza attenti per farlo). È tutto così buffo! C’è una pecora fortemente attratta dalla mia presenza, che non smette di fissarmi dritta negli occhi, facendo irritare il pastore perché è importante che mangi ora. Le ha messo davanti altre due pecore, così da limitarle la visuale, ma lei niente..alza il collo e mi guarda! Così il pastore è stato costretto a spingere tutto il gregge qualche passo più in là, ops! Dovrò andarmene? Chissà se è sua questa distesa di erba infinita su cui mi sono seduta!
Sono così belle da vedere queste pecore color crema. Ce ne sono anche alcune marrone castagna, con il muso nero. C’è anche qualche capretta. Che carino, il pastore si è sdraiato a terra un momentino. Chissà se è un momento piacevole per lui accompagnare i suoi animali a mangiare.
Che ridere, mi sono vista un ragnetto minuscolo penzolare giù dalla mia frangia, e ora ho la sensazione di avere il viso cosparso di fili di ragnatela..probabilmente sono i miei capelli disordinati!
Contemporaneamente ho sentito muoversi qualcosa sotto a un piede, ed era un coleottero verde sgargiante! Appena mi sono accorta di lui (e lui si è accorto di me) si è messo a correre a tutta velocità, sembrava un topolino rincorso da un elefante (forse è il contrario, sono gli elefanti che scappano davanti ai topolini, va beh), ed è inciampato un paio di volte tra le foglie. Che buffo!
E la pecora è tornata a guardarmi incuriosita, che tenerezza mi fa!
Per fortuna mi porto sempre dietro carta e penna.. Sinceramente non pensavo ci sarebbero state tante cose di cui scrivere. Però avrei dovuto immaginarmelo.. la natura è sempre stata una grande fonte di ispirazione per me, persino in mezzo a un campo apparentemente desolato e privo di vita. Mi è tornato il sorriso che stamattina mi aveva abbandonato.
Ma ora mi chiedo, a questo pastore darò fastidio? E non è che se glielo chiedo (urlando per farmi sentire) spavento il gregge? Forse è meglio che mi allontano silenziosamente.. se il pastore mi guarda lo saluto con la mano.
Non mi ha guardato..cioè..si l’ha fatto ma di nascosto, si è voltato appena mi sono girata per guardarlo a mia volta. Peccato, mi avrebbero incuriosito due chiacchiere con questo signore. Chissà di cosa sono fatte le sue giornate e se è felice.
Il bello della scrittura è che permette di dipingere un’immagine usando le parole al posto dei colori. Avrei voluto fotografare questo gregge, così come tutte le altre piccole cose che mi hanno meravigliato. Purtroppo non ho la macchina fotografica dietro, ma non sono poi così dispiaciuta perché ho potuto scrivere.
Daniela G.